ANCYLOSTOMIASI (Ancylostoma Duodenalis)


La Ancylostomiasi (o Anchilostomiasi) è una parassitosi intestinale causata dalla infestazione da Ancylostoma Duodenalis, o Anchilostoma, un parassita nematode.
Gli anchilostomi sono vermi misurano una decina di millimetri di lunghezza e vivono in terreni umidi e non freddi.

L’Ancylostoma duodenale si trova in aree calde o sub-tropicali, come i Caraibi e il centro America, alcune zone degli Stati Uniti e il Sud America, il Sud dell’Europa, il Nord Africa, il Medio Oriente, l’India, la China ed il Sud-est asiatico.
La larva è sottile e penetra attraverso la pelle, creando una dermatite, con arrossamento e prurito. Passa nel torrente sanguigno e arriva ai polmoni. Dall’espettorato, essa raggiunge il duodeno, dove completa il ciclo e le femmine producono le uova.
Attraverso le feci, queste arrivano al suolo, dove si trasformano in larve, pronte a reinfestare un nuovo ospite.

Ancylostoma Duodenalis
Ancylostoma Duodenalis

La prevenzione dell’ancylostomiasi è possibile con l’igiene ambientale e l’evitamento del contatto diretto della cute con il terreno sono misure efficaci e raccomandate nelle zone endemiche. Disinfestazioni periodiche di massa vengono effettuate per le popolazioni ad alto rischio.

I sintomi sono catarro ematico, asma, febbricola, per il suo interessamento polmonare.

Causa anche dolori addominali e nausea, per la sua presenza intestinale, talora con un quadro malassorbitivo e di anemia.

La diagnosi dell’Ancylostomiasi avviene con l’esame parassitologico delle feci al microscopio, ma questo metodo non è applicabile nelle fasi iniziali dell’infezione. Le uova delle due specie, Ancylostoma e Necator, non sono indistinguibili e per una sicura diagnosi differenziale è necessario coltivarle fino alla fase larvale. Questo però non è necessario ai fini pratici. Le uova hanno dimensioni di 50 x 20 micron e 50 uova per ogni grammo di feci corrispondono ad un verme adulto.
È raro riuscire ad identificare gli ancylostomi adulti, se non attraverso esami chirurgici o endoscopici, con biopsie duodenali in corso di gastroscopia.
Recentemente sono disponibili metodi diagnostici basati sul DNA, che hanno scopo di ricerca e permettono di verificare la variabilità genetica all’interno delle popolazioni di nematodi.

Inizialmente, se l’infestazione è massiccia e l’anemia grave, possono essere necessarie terapie di sostegno. L’anemia risponde bene alla terapia marziale per bocca, ma, in casi gravi, possono essere necessarie fleboclisi con ferro o trasfusioni di sangue.
Quando le condizioni del paziente si stabilizzano, il farmaco di scelta è il mebendazolo, che presenta una frequenza di guarigione superiore al 99%, alla dose di 100 mg per bocca per due volte al giorno per 3 giorni. Il farmaco è anche ovocida e perciò adatto al controllo dell’infezione in aree endemiche. L’albendazolo e il pirantel sono antielmintici alternativi per la cura dell’Anchilostomiasi.

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