OSSIURIASI

#ossiuri
(Enterobius Vermicularis)

La Ossiuriasi è una parassitosi intestinale causata dalla infestazione da

Enterobius Vermicularis, o semplicemente Ossiuro, è parassita nematode.

Ossiuro o Enterobius vermicularis visto durante una colonscopia. 

I più comuni alle nostre latitudini sono i vermi dei bambini, cioè gli Ossiuri o Enterobius vermicularis, la cui prevalenza in età pediatrica oscilla tra il 30 ed il 70%.

Si tratta di elminti nematodi, quindi di vermi cilindrici allungati. Oltre al cane, colpiscono anche la specie umana e si manifestano elettivamente nei bambini, in modo particolare in quelli che vivono in ambienti affollati, in comunità scolastiche numerose o in condizioni di scarsa igiene.

I bambini sono i più soggetti a questa infezione per l’immaturità dei sistemi di difesa e per l’abitudine a giocare a terra e a portare le mani alla bocca senza averle lavate. I vermi nelle feci appaiono come piccolissime striscioline filiformi, bianche e mobili.

Ossiuri intorno all’ano di un bimbo.

Le femmine misurano mediamente 8-13 millimetri, mentre i maschi sono più piccoli e non superano i 5 mm.

Sintomi

Il sintomo più frequente della infezione da Ossiuro è un forte prurito notturno nella regione anale e perianale; questo perché le femmine migrano dall’intestino all’ano per deporre le loro uova. Il grattamento e l’abitudine a portare le mani alla bocca favoriscono l’auto-re-infestazione.

Gli ossiuri adulti si possono notare a occhio nudo, come piccoli filamenti bianchi, che si muovono nelle feci o nella zona perianale durante le prime ore del mattino.

L’ossiuriasi viene contratta per ingestione delle uova embrionate. Dopo l’ingestione, le larve si schiudono nel primo tratto dell’intestino tenue e si sviluppano nelle porzioni ad esso contigue. Quando diventano vermi adulti, gli ossiuri discendono il tubo digerente fino a raggiunge l’intestino crasso (ciecoappendice e colon discendente), dove vivono per circa 7-8 settimane.

Dopo la fecondazione, i maschi vanno rapidamente incontro a lisi, mentre le femmine migrano di notte verso l’apertura anale, dove depongono circa 10.000 uova, per poi morire in meno di mezz’ora.

Al contrario di quanto avviene per molti altri parassiti, le uova degli ossiuri diventano infestanti già dopo pochi minuti dalla loro deposizione. Per questo motivo le infestazioni da uomo a uomo sono frequenti, così come il fenomeno dell’auto-infestazione. Gli ossiuri possono essere facilmente trasmessi anche da bambini ad adulti.

L’infestazione da ossiuri è relativamente innocua e riconosce nel prurito perianale il suo sintomo più comune. Questo segno, che si fa più intenso e molesto nelle prime ore notturne, spinge la persona a grattarsi e a raccogliere involontariamente le uova, che verranno poi disperse con le mani nell’ambiente circostante.

Il prurito da ossiuri si estende frequentemente anche nell’area vaginale e perineale (spazio compreso tra ano e genitali); talvolta è talmente fastidioso da disturbare il sonno e causare cefalea, irrequietezza ed evidenti lesioni da grattamento.

Altri sintomi di Ossiuriasi di interesse clinico sono il dolore addominale e vari problemi di natura gastrointestinale (nausea, vomito ecc.). Raramente, in seguito alla migrazione del parassita, si possono verificare fenomeni di appendicite acuta o di salpingite cronica (processo infiammatorio di una o di entrambe le tube di Falloppio).

Diagnosi

Oltre che al reperto visivo degli ossiuri nelle feci e nella zona perineale, la diagnosi di ossiuriasi si basa sullo “scotch test”, che consiste nell’appoggiare una sottile striscia di carta adesiva sull’apertura anale del paziente. Questa operazione va eseguita al mattino, prima dell’evacuazione e del successivo lavaggio. Le uova del parassita, rimaste adese alla parte collosa dello scotch, verranno poi facilmente identificate all’esame microscopico.

Terapia

Gli ossiuri sono particolarmente sensibili al trattamento con diversi farmaci, come il pirantel pomoato (che provoca un blocco neuro-muscolare degli elminti con paralisi ed espulsione), il pervinio pomoato ed il mebendazolo.
La terapia consiste generalmente nella somministrazione di una singola dose, da ripetere poi a distanza di 14 giorni.
Il trattamento farmacologico andrebbe inoltre esteso a tutti i membri del nucleo famigliare, in modo da debellare definitivamente la presenza del parassita. Gli effetti personali (lenzuola, biancheria intima ecc.) devono essere sottoposti a sterilizzazione.

 

Terminologia Relazionata A:

Parassitosi Intestinali

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